Per
produrre un
paio di jeans e una t-shirt servono migliaia di litri di acqua, una
quantità simile
a quella che una persona beve nell’arco di 13 anni.
L’impatto
ambientale enorme della moda usa e getta deriva dalla filosofia che sta
alla
base di questo tipo di mercato: offrire abbigliamento economico e di
bassa
qualità, che segue i dettami della moda, così che
i consumatori si trovino
costretti entro poco tempo a comprare abiti nuovi, gettando via quelli
acquistati solo pochi mesi prima perché non più
attuali o eccessivamente usurati.
In
questo modo
l’industria della fast fashion produce ininterrottamente
abbigliamento poco
durevole sprecando un’infinità di risorse e i
consumatori sono costretti a
rinnovare continuamente il proprio guardaroba, generando tonnellate di
rifiuti.
È
un circolo
vizioso senza fine, che garantisce alti profitti a chi opera nel
settore
dell’abbigliamento e che provoca un enorme spreco di risorse,
nonché lo
sfruttamento di migliaia di lavoratori.
Mercatino
diffonde
la campagna “Second Hand September” che ci invita a
riflettere sull’impatto dei
nostri acquisti e a uscire da questo meccanismo, scegliendo abiti di
seconda
mano anziché nuovi.
Molti
altri dati
scientifici legati al consumo di acqua sono presentati nel film “MA CHE MUSICA, MAESTRO!”.
Foto
Credit e
notizia completa su GreenMe.